Tomba a tholos della Montagnola, esplorazione del centro storico di Sesto Fiorentino.
Sesto Fiorentino trae il suo evocativo nome dalla sua posizione geografica, essendo situato a sei miglia (sextus ab urbe lapis) da Firenze, seguendo l'antico tracciato della strada consolare Cassia - oggi presumibilmente corrispondente a via Gramsci.
Le radici di Sesto affondano nel profondo della storia. Testimonianze archeologiche indicano che il territorio fu abitato fin dal neolitico. Ancora più affascinante è l'eredità etrusca, rivelata da antiche tombe a pozzetto e a tholos, situate vicino al misterioso torrente Zambra, il cui nome evocativo potrebbe significare "Fiume dei morti" in etrusco.
I Romani lasciarono il loro segno bonificando la paludosa Piana. I resti della “centuriazione” sono ancora visibili nell’intersecazione ad angolo retto delle strade e nell’orientamento dei campi.
Il Medioevo vide la Piana trasformarsi in una terra sparsamente popolata, con piccoli agglomerati di pastori e agricoltori. Dalle torri ancora in piedi lungo il torrente Rimaggio e nelle aree collinari di Colonnata e Querceto, possiamo immaginare l'atmosfera di quel tempo. Ed è proprio in questi nuclei che sorsero le prime chiese, come la Pieve di S. Martino che divenne il cuore pulsante di ciò che sarebbe diventato Sesto Fiorentino.
Verso l'anno Mille, con Firenze in piena crescita, Sesto Fiorentino fiorì come un vivace villaggio. La storica Cassia divenne sede di osterie, locande e “ospedali”, offrendo riposo ai viandanti.
Il destino di Sesto, nel periodo feudale, fu strettamente legato a quello dei Vescovi fiorentini, e successivamente alla Repubblica Fiorentina. Ma la sua posizione, essendo poco fortificata e vicina a Firenze, la rese spesso vulnerabile agli attacchi: le sue torri e palazzi furono saccheggiati dopo la battaglia di Montaperti nel 1260 e, nel 1529, i mercenari tedeschi inflissero ulteriori danni durante l'assedio di Firenze. Ma, come la fenice, Sesto risorse durante il Rinascimento. Grazie alle bonifiche e al benessere portato dalla Repubblica Fiorentina, la città conobbe un'epoca d'oro. Nobili e mercanti divennero mecenati, trasformando terreni in magnifiche ville circondate da lussureggianti giardini. Questi monumenti architettonici rappresentano oggi la preziosa eredità artistica e culturale di Sesto Fiorentino.
Il giro nel centro di Sesto Fiorentino guiderà attraverso le sfumature dell’architettura storica. Questo percorso sarà un’ottima opportunità per familiarizzare con i dettagli e le peculiarità che aiutano a datare e comprendere l’evoluzione degli edifici nel tempo.
Nel cuore di Sesto Fiorentino, in via Gramsci 462, sorge Villa Corsi Salviati, un capolavoro architettonico che narra storie di potere, lusso e raffinatezza. Questa dimora è una delle ville più belle della zona, grazie anche al suo giardino, che riflette secoli di storia e di trasformazioni artistiche. Le prime tracce della villa risalgono agli albori del XVI secolo, quando nel 1502 Simone di Jacopo Corsi acquistò quel che era un podere con una casa signorile e un orto murato. Una lunetta all'interno della villa ci offre uno sguardo sul suo aspetto originale. Con il passare dei secoli, la villa e il suo giardino hanno subito numerose metamorfosi. Il giardino, in particolare, si è arricchito di giochi d'acqua, architetture raffinate e un'ampia estensione. Immagina due vasche ellittiche all'ingresso, seguite da un sofisticato giardino all'italiana, ornato da vasche, aiuole rettangolari e un boschetto di sempreverdi. E non finisce qui: un orto stellare offre un ulteriore tocco di verde e di geometria. Il XVIII secolo segnò un’era di grandi cambiamenti. La villa fu abbellita con stucchi, decorazioni e quattro torri terrazzate, dando vita a un edificio che ricorda le costruzioni barocche romane. Parallelamente, l'arrivo di nuovi condotti d'acqua permise l'arricchimento delle vasche esistenti e la creazione di nuove. Il XIX secolo introdusse influenze britanniche nel design del giardino, mentre il XX secolo vide un ritorno alle origini: sotto la guida del conte Giulio Guicciardini Corsi Salviati, il giardino fu restaurato rispettando le diverse epoche storiche che l'avevano modellato. I lavori, interrotti durante la Prima guerra mondiale, furono ripresi immediatamente poco dopo, con la sistemazione del bosco all'inglese, il bosco venne così diviso in tre parti: la parte del laghetto, rimasta intatta, quella più vicina al parterre, svuotata e recintata da siepi di alloro intervallati da lecci squadrati, e una terza stanza squadrata al centro, circondata da alte spalliere d'alloro, cipresso, leccio e bosso, con al centro una vasca rotonda. Verso il muro di cinta, a chiusura della stanza, venne ricostruito il labirinto. Così il giardino barocco del Settecento tornò a splendere, e venne creato un teatro di verzura, ispirato a quello del Castello di Mirabell a Salisburgo.
Villa Corsi Salviati, con la sua storia affascinante e il suo giardino maestoso, rappresenta una fusione perfetta tra natura, arte e storia, un luogo dove ogni angolo sussurra racconti d'epoche passate.
Mentre Sesto Fiorentino si apriva al futuro con la costruzione del nuovo centro commerciale della Coop in via Petrosa le sue radici venivano portate nuovamente alla luce. Gli scavi archeologici, intrapresi durante le fasi di costruzione, hanno rivelato la presenza di insediamenti risalenti a diverse epoche, dall'anno 2300 a.C. fino al III secolo d.C. Tra questi, uno ha destato particolare interesse: una villa dell'epoca romana [foto], risalente alla fine del I secolo a.C. Questa scoperta è particolarmente intrigante, poiché si colloca nel periodo storico in cui, a breve distanza lungo le rive dell’Arno, sorgeva la neonata colonia di Florentia. E così, tra moderne costruzioni e antichi reperti, Sesto Fiorentino ci offre un affascinante viaggio tra passato e presente.
Il viaggio nel passato continua e conduce indietro, per un’immersione nelle profondità della civiltà etrusca del VII secolo a.C., di cui abbiamo tangibili testimonianze nella Tomba a tumulo della Montagnola e della Mula e nelle tombe a pozzetto di Castellina di Quinto Fiorentino.
La Tomba della Montagnola, con la sua struttura a Tholos fatta di massi di calcare e argilla, ricorda le costruzioni ciclopiche egee. Un dromos porta a un imponente ingresso seguito da un corridoio con due camere rettangolari ornate di graffiti. Al suo termine, si trova il tholos trapezoidale, centrato da un pilastro di calcare e coperto da un tumulo di argilla, proteggendo l'interno e il corredo funebre.
La Tomba della Mula, a Quinto, ha la più imponente pseudocupola dell’epoca etrusca, con i suoi impressionanti 8,85 metri di diametro e 5,55 metri di altezza. Questo monumento non solo testimonia la grandiosità dell'ingegno antico, ma rivela anche un affascinante legame con il Rinascimento: sopra il tumulo che racchiude la tomba è stata costruita una villa rinascimentale, creando un esemplare unico nel suo genere. Il panorama di Quinto è dominato da questo rilievo singolare, dove la villa si fonde armoniosamente con la sottostante tomba etrusca a tholos, entrambe chiaramente visibili dalla catena collinare circostante. All'interno del tholos e lungo il dromos, gli archeologi hanno fatto sorprendenti scoperte: frammenti del corredo originale, splendidi avori, raffinati soprammobili e altri tesori. Tra questi, un particolare guscio d'uovo di struzzo decorato dimostra la mano di un maestro d'arte orientale, la cui influenza si è manifestata attraverso l'imitazione da parte di artisti locali.
Tra le pieghe di storia nascoste alle pendici di Monte Morello, nel cuore di Quinto Fiorentino, si trova la Grande Necropoli di Palastreto alla Castellina. Queste antiche sepolture, attribuite all'epoca Villanoviana, raccontano una storia profonda e affascinante. Conosciute come "Tombe a pozzetto" [foto], queste strutture sono scavate profondamente nel terreno, penetrando spesso nella solida roccia sottostante della collina. La pazienza e la maestria degli antichi abitanti si riflettono in ogni centimetro scavato, spesso realizzato manualmente con l'uso di scalpelli. Una volta completata l’escavazione, le pareti del pozzetto venivano rinforzate con pietre accuratamente sovrapposte senza l'uso di malta, e rivestite con uno strato di argilla, esteso anche alla parte rocciosa, conferendo all'insieme una protezione ulteriore. Ma ciò che veramente dimostra la saggezza e la previdenza di questi antichi costruttori è il sofisticato sistema di drenaggio realizzato sul fondo di ogni tomba. Questo sistema garantiva che l'acqua sotterranea non potesse infiltrarsi, preservando così le spoglie e i preziosi oggetti funerari al loro interno.
E così, nel silenzio di queste tombe, la grandezza della civiltà etrusca continua a risuonare attraverso i secoli. Questi luoghi, quindi, non è solo sono una finestra sull'antichità, ma racchiudono storie e tradizioni che attraversano diverse epoche, mostrandoci quanto la bellezza e la storia possano intrecciarsi e perpetuarsi nel tempo.
Ultimo aggiornamento
07.02.2024