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Percorso Industrializzazione e cultura popolare

Visita della Cittadella ex Manifattura di Doccia, della Biblioteca Ragionieri (ex Villa Buondelmonti), della Casa del Popolo e dell’Istituto Ernesto De Martino. 

Mentre nel XVII secolo in Gran Bretagna stava decollando la prima Rivoluzione industriale, a Sesto Fiorentino nasceva la manifattura Ginori, determinando la formazione del primo nucleo di un movimento operaio oggi ancora presente sul territorio. Era il 1735 quando il marchese Carlo Ginori acquistò, dal senatore fiorentino Buondelmonti, Villa delle Corti o La Corte, posta in vicinanza di Villa Ginori, la residenza di famiglia. Il marchese trasformò Villa delle Corti in una manifattura di porcellana, quel prezioso "oro bianco" desiderato dai ceti nobiliari. 

All’inizio, Ginori reclutò la mano d’opera tra i contadini della tenuta della sua famiglia, ma alcune fasi della lavorazione richiedevano un’alta professionalità che necessitava l’apporto di esperti artigiani. Oltre a favorire la venuta di artigiani da fuori, i Ginori allestirono scuole per pittori ed altra manodopera professionale. 

Nella prima metà dell’Ottocento, cominciarono così a costituirsi aggregazioni sociali di operai ed artigiani, come la Società di Mutuo soccorso, nata nel 1829. La formazione di queste associazioni era promossa dagli stessi Ginori, che ne sceglievano la dirigenza. 

 

Nella seconda metà dell'Ottocento, l'arrivo delle prime ferrovie in Toscana dette un ulteriore impulso all'industria della porcellana, facilitando sia l'acquisizione di materie prime come il caolino, sia la distribuzione dei prodotti finiti. L’azienda si espanse, aumentò il numero di operai e di artigiani che vi lavoravano, i quali cominciarono ad associarsi in modo indipendente dai Ginori: nel 1864 fu fondata la prima organizzazione operaia autonoma. Questa organizzazione era la succursale della Fratellanza Artigiana di Firenze, testimoniando una continuità tra la precedente cultura artigiana e contadina e quella del nascente movimento operaio. 

Tra il 1866 e il 1872, furono erette tre nuove fornaci e l'organico crebbe fino a comprendere tra i 250 e i 300 dipendenti. Entro il 1889, la fabbrica si estendeva su un'area di 70.000 mq, con 15 fornaci e oltre 1.200 dipendenti. I nuovi dipendenti si stabilivano a Sesto Fiorentino, determinando la nascita del centro abitato come oggi lo conosciamo. Infatti, originariamente non esisteva un vero e proprio paese: le abitazioni contadine era diffuse nelle campagne circostanti. Qualche anno dopo, nel 1896, la proprietà diventò Richard-Ginori per la fusione con la Società Ceramica Richard, che ne assunse progressivamente la completa direzione, la cui sede era a Milano. 

Tuttavia, oltre alla Ginori, a Sesto Fiorentino si registravano altri tipi di produzione che, anche se artigianali, erano inseriti nel mercato industrializzato. Un esempio sono le «trecciaiole», donne dedite alla realizzazione di eleganti cappelli di paglia, la cui rinomanza e qualità trovarono sbocco in mercati lontani, facilitati dalla rete ferroviaria. Ma è nel 5 maggio 1898 che queste laboriose donne assunsero un ruolo di primo piano nella storia della città. Motivate dall'impennata del costo del pane, furono protagoniste dei "moti del pane", eventi che sconvolsero non solo Sesto Fiorentino, ma l'intera Italia. La tensione sfociò in tragici scontri con le forze dell'ordine, che a Sesto provocarono la morte di quattro dimostranti. Questa dura repressione generò un'onda di indignazione popolare che avrebbe avuto ripercussioni profonde.

Nel clima di fermento del 1899, il socialista Pilade Biondi, contrapposto al Marchese Ginori, fu eletto sindaco di Sesto, segnando un cambiamento radicale nel panorama politico. Era il preludio di un'era di trasformazioni: già nel 1897, Giuseppe Pescetti, altro esponente socialista, era stato eletto al parlamento rappresentando il collegio di Sesto Fiorentino. Pescetti lasciò un segno indelebile con il suo impegno per il rimboschimento di Monte Morello, avviato nel 1909 a seguito di un suo memorabile intervento in parlamento. Con una leadership socialista al timone, Sesto Fiorentino conobbe un'epoca di rinnovamento, incentrata sullo sviluppo di servizi pubblici essenziali per la comunità, come la fondazione di farmacie comunali. Era un periodo di fervore, di passione e di profonde trasformazioni sociali e culturali nella storia di Sesto.

Si assistette così a una fioritura sociale nel cuore di Colonnata. Nel 1907 nasceva l'Unione Operaia di Colonnata, frutto dell'unione di diverse associazioni presenti sul territorio, tra le quali spicca il Circolo Operaio, fondato all'interno della Manifattura Ginori nel lontano 1867. Questa fusione segnò una svolta nella storia sociale della città. Nel 1891, venne inaugurata la sede dell’Unione Operaia, che ancora oggi rappresenta il cuore pulsante di Colonnata, un faro di aggregazione e di impegno sociale. Oltre a offrire un punto di riferimento per la comunità, l'Unione lanciò importanti iniziative come la creazione di una cooperativa di consumo, una società di mutuo soccorso e corsi di alfabetizzazione, riflettendo una profonda dedizione al progresso e al benessere dei suoi abitanti.

Nel primo decennio del Novecento, una fase di intensa espansione e meccanizzazione investì tutti i settori dello stabilimento Ginori. Da manifattura semiartigianale divenne del tutto una manifattura industriale. Con queste modalità produttive, negli anni '30 la manifattura raggiunse la sua massima espansione: la superficie edificata era di 80.000 metri quadrati, erano in funzione 40 forni e vi lavoravano 2.000 dipendenti. 

Questo fervore industriale si sovrappose al tumulto della guerra. Molti giovani lavoratori della Richard-Ginori si unirono alle fila delle brigate partigiane che combattevano contro tedeschi e fascisti sulle pendici del Monte Morello.

Tuttavia, gli anni ’50 segnarono un ulteriore cambiamento. In nome del progresso e dell'evoluzione, la direzione decise di rinnovare. Ma questo rinnovamento portò con sé una serie di licenziamenti, che toccarono soprattutto gli operai in prima linea nelle lotte sindacali. 

I licenziamenti provocarono scioperi e manifestazioni di protesta che riscossero l’appoggio della gran parte della popolazione di Sesto Fiorentino.

Nel 1954 settantadue operai, sotto la guida di Mario Menicacci, decisero di recarsi in bicicletta a Milano per far giungere direttamente le loro proteste alla direzione della Richard. I ciclisti ottennero la piena solidarietà delle organizzazioni operaie di Sesto, dell’Emilia Romagna e della Lombardia, che li ospitarono durante il difficile viaggio. 

Nel corso degli anni, altre lotte si svilupparono nelle fabbriche di Sesto Fiorentino. La nocività sul lavoro, con la silicosi diffusa a causa delle polveri prodotte dalla lavorazione della ceramica, sarà uno dei temi su cui si mobiliteranno i sindacati.

Nel 1958, l'antico stabilimento di Doccia viene abbandonato per il nuovo impianto inaugurato nel 1950. 

La Cittadella di Doccia, dove prima c’erano la manifattura, le abitazioni degli operai e degli impiegati, venne abbandonata. Solo recentemente è stata restaurata dal Comune di Sesto Fiorentino ed ospita, oltre alle zone residenziali, spazi dedicati alla cultura, alla direzione e ai servizi. Tra questi spazi, la biblioteca “Ernesto Ragioneri”, che ha la sede nella storica Villa Buondelmonti.

La visita della Cittadella di Doccia offre non solo una panoramica sul patrimonio architettonico e culturale di Sesto Fiorentino, ma anche una profonda immersione nel suo passato industriale e urbano e nella sua continua evoluzione.

Dopo questo trasferimento, il numero di dipendenti si ridusse, ma l’aggregazione sociale determinata dall’industrializzazione era ancora forte e viva nella cultura popolare in continua evoluzione.

La cultura popolare a Sesto Fiorentino è protagonista anche nell’Istituto Ernesto De Martino, il più grande archivio di cultura orale d’Europa. L’istituto, ispirato al celebre antropologo, raccoglie testimonianze, canti e documenti legati al mondo del lavoro. 

 

Inoltre, nel cuore di Colonnata, frazione di Sesto Fiorentino, si trova la Casa del Popolo [foto], situata in Piazza Mario Rapisardi 6. Fondata nel 1903, grazie alla visione di un gruppo di operai e contadini del luogo, che sognavano uno spazio dove condividere momenti, idee e promuovere socialità e cultura.

Il primo seme di questo progetto fiorì in un modesto edificio in Via del Popolo. Con il passare degli anni e grazie alla passione e all'impegno della comunità, quella sede si ampliò, trasformandosi in quello che oggi è un polo culturale di riferimento. La Casa del Popolo, nel corso degli anni, ha accolto innumerevoli eventi: dalle magiche note dei concerti, alle intense performance teatrali, passando per proiezioni cinematografiche, mostre d’arte, corsi formativi e appassionanti dibattiti. Ma non è solo cultura; è anche un crocevia della vita politica e sociale di Colonnata. Oggi, la gestione è affidata al Circolo ARCI Unione Operaia di Colonnata, una fervente associazione senza scopo di lucro, la cui missione spazia dalla cultura, al sociale, fino allo sport e alla politica. La Casa del Popolo non è solamente un edificio: è un'esperienza, un punto d'incontro, un luogo dove le anime di Colonnata e dei dintorni si fondono in una sinfonia di socialità e partecipazione attiva.

Ultimo aggiornamento

02.10.2023

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